Un tranquillo weekend di paura


Ennio Capasa

La scorsa domenica, presso il Circolo dei lettori  di Torino, si è conclusa la seconda edizione della kermesse "Voce del verbo moda", selezione di appuntamenti, incontri, mostre e conversazioni sul tema della moda italiana e delle sue eccellenze.
Il calendario era fitto ed interessante e nonostante la mia riluttanza (uno stupido snobismo mi fa pensare che Torino non sia all'altezza di Milano quando si parla di moda e stile) ho deciso di partecipare a quelli che ritenevo gli incontri più stimolanti.
Con mio immenso stupore, escludendo qualche intervista poco felice dovuta soprattutto alla mancanza di verve  dell'intervistatore o giornalista di turno, il programma si è rivelato molto interessante.
In particolar modo l'incontro con Ennio Capasa (direttore creativo di CoSTUME NATIONAL, brand a me particolarmente caro per vari motivi che non sto qui ad elencare) ha dato filo da torcere alla mia contorta mente, conquistandomi grazie ad un'intervista particolarmente simpatica e divertente, caratterizzata dal piglio istrionico del designer e dalla bravura della giornalista Nicoletta Polla Mattiot.
Dopo solo dieci minuti dall'inizio della conversazione la mia testa era colma di domande.
Mi sono chiesta: come riesce un marchio storico, sulla piazza da ben 28 anni, ad essere  così contemporaneo ed interessante?
Certo, in pochi hanno un background simile a quello di Capasa, un vissuto che ti permette di non essere mai scontato né banale, in grado di alimentare il fuoco della creatività perennemente, con coerenza e innovazione.
Dunque potrebbe essere un fatto generazionale?
Può darsi, mi rispondo, superata una certa età si è per forza di cose interessanti, il vissuto serve a colmare il vuoto creato dalla perdita della giovinezza.
Ma qualcosa non torna.
La giovane età non conta nulla altrimenti perché i nuovi talenti  e le fashion blogger che popolano la rete sono così noiosamente ossessionati  dal vintage pur non sapendo minimamente chi siano Madame Vionnet, Poiret o Walter Albini?
Dov'è l'innovazione portata dalle fresche menti?
Il nuovo sta nella copia pedissequa del passato?
Ed il passato è veramente un rifugio così sicuro?
O meglio, il futuro è così terribile?
Troppe domande, poche risposte e molti dubbi.
Spesso mi capita di pensare alla fatica che affrontano le nuove generazioni, tutta la vita  costrette a dimostrare il proprio valore in maniera quasi funambolica.
Sui social network.
In rete.
Costantemente.
La globalizzazione ha ampliato il mercato rendendo la concorrenza spietata: una vera e propria corsa all'oro nel tentativo di far capire a chi di dovere chi è il migliore.
Bravi, bravissimi, tutti perfetti e preparati.
Tutti omologati.
Ma noi che abbiamo superato gli "anta" quali mezzi utilizzavamo per raggiungere i  nostri obiettivi lavorativi?
Quasi non lo ricordo più e forse non ha nessuna importanza ormai perché tutti, indipendentemente dall'età, siamo costretti a lavorare utilizzando le stesse dinamiche imposte dalla rivoluzione della rete.
A vent' anni sapevo che nel mondo in tanti facevano il mio stesso mestiere ma ero serena e fiduciosa perché non li vedevo, nessuno utilizzava internet e nessuno ti sbatteva in faccia la bramosia altrui.
Se volevi conoscere tutte le tendenze del globo, avendo la possibilità di viaggiare, bastava andare a Londra, Parigi, New York e Tokyo (come ora, del resto).
E le riviste ed i magazines erano ben diversi dagli obbrobri odierni, ti informavano con testi ben scritti e fotografie curate.
Ma quanti anni sono passati, non mi sembravano così tanti?!?
Ah, venticinque...
Beh, sapete cosa vi dico?
Che concludo  con le parole di Nick Hornby, lette questa mattina sulla rubrica Pop di Internazionale:

Ho pensato parecchio alle settimane appena trascorse, per ragioni sia personali  sia professionali. Ma chi non lo ha fatto? Non pensiamo tutti continuamente al passato, quando non stiamo pensando al futuro, cioè a quello che mangeremo a pranzo, per esempio? Forse è perché sono vecchio e c''è più passato che futuro ormai, o forse è perché passo troppo tempo da solo, ma ogni giorno mi sveglio con la testa piena di vacanze infantili, risultati di calcio di dieci anni fa, compagni di scuola, ex fidanzate, libri di cui ricordo poco e magari ho anche letto poco, bei periodi, brutti periodi, vecchie case, lavori ed insegnanti. Tutto è passato, a quanto pare. La vita, dopotutto, è l'insieme delle cose già successe.

CoSTUME NATIONAL- Spring/Summer 2014

CoSTUME NATIONAL- Spring/Summer 2014

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