Il Maestro.

T. Ferroni - Ritratto di Guelfo Bianchini, 1980

Io ho avuto un Maestro.
A dire il vero di maestri  ne ho avuti più di uno
Ma questo era speciale e da anni non c'è più.
Si chiamava Guelfo Bianchini ed era  l'insegnante di Ornato del mio liceo, il Liceo Artistico di via Ripetta,  un liceo speciale, diverso dagli altri, lo spauracchio di tutti i genitori.
Perlomeno negli anni Ottanta!
Un unico istituto collegato all'Accademia di Belle Arti e caratterizzato da un continuo viavai di professori e studenti di ogni età che si incontravano, durante le pause, nella terrazza comunicante.
Una vera fucina di talenti, professori bravissimi e artisti.
Droga tanta. Come ovunque, del resto.
Lui era un professore particolare, sempre calmo e sorridente.
Durante le sue ore di lezione ci portava quasi sempre fuori a disegnare (all'Ara Pacis, a Piazza Navona, al Pantheon) e offriva granite e caffè a tutti.
Durante il secondo anno, quando avevo 15 anni, mi portò a casa sua per un weekend, nel suo atelier di Fabriano. Eravamo in cinque, solo ragazze: le uniche che avevano avuto il permesso dai genitori.
Fu fantastico.
Ricordo l'enorme cucina e la camera da letto con le pareti rosso pompeiano, dove tutte quante dormimmo in un unico letto matrimoniale.
Fotografie artistiche di donne nude del Primo Novecento ovunque. Come i libri.

Il primo giorno ci vece visitare le cartiere di Fabriano per studiare i vari tipi di carta.
La seconda sera ci portò a teatro a vedere "Il Lago dei cigni", dal palchetto privato di famiglia.
Io studiavo danza ma era la prima volta che andavo al teatro: i  miei genitori non mi avevano mai portato.
Fu un'esperienza straordinaria e la sua influenza mi accompagnò con delicatezza fino al 1997 quando, casualmente, leggendo il giornale, vidi questo:

Un-grande-amico-di-maestri-allievi.




I tempi del liceo erano finiti da un pezzo.


A distanza di anni, nel 2008, sono capitata per lavoro a Fabriano.
Sapevo tramite internet che la sua casa era stata trasformata in un museo gestito dalla famiglia  e dal Comune.
Seguendo i cartelli informativi sono arrivata a destinazione, ma era l'ora di pranzo ed il museo era chiuso.
Ho fatto il diavolo a quattro per rintracciare la famosa Sig.ra Marisa, sorella di Guelfo.
E ci sono riuscita.
Insieme al marito mi hanno aperto le porte della casa: tutto era rimasto intatto, uguale, perfetto.
Loro si ricordavano di me, una delle ragazze di Ripetta che aveva riso tutta la notte facendo un gran baccano.

Mi hanno regalato un libro, una pubblicazione postuma di Guelfo, e ci siamo salutati.
Spesso Guelfo mi torna in mente e la sua espressione simpatica la vedo in mio marito che, curiosamente, gli somiglia.
Man Ray - Ritratto di Guelfo Bianchini.

Jean Noel Schifano, Guelfo e Tonino Guerra.


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