Brugole


Bologna, martedì 6 settembre 2016, ore 19.30.
Sono a Bologna, nel minuscolo e unico appartamento che sono riuscita a trovare. 
Sono passati solo due mesi da quando abbiamo deciso di trasferirci. Due mesi sono veramente pochi per cambiare vita. Margot tra una settimana dovrebbe iniziare il nuovo anno scolastico ma le scuole del nostro quartiere sono piene e lei non è ancora iscritta da nessuna parte. Questo è un problema. Uno dei tanti.

Il camion del trasloco è andato via, in casa le utenze sono ancora ballerine e mio marito è appena arrivato: suo era il compito di portare il Signorino Gatto in macchina per evitargli lo stress del treno.
Ci guardiamo intorno, scatoloni ovunque, tutto è fuori posto.
Il gatto, schifato ma tranquillo, si sta facendo le unghie sull’angolo del mio materasso: non ho ancora messo le lenzuola e il maledetto ne approfitta.
Suona il citofono. Siamo perplessi, non conosciamo nessuno a Bologna.
Sbircio dallo spioncino e vedo una barba e tanti volti. Apro la porta e mi ritrovo davanti un gruppo di ragazzi, età media 25 anni, hippie style e grandi sorrisi.
- Io faccio il cuoco, stasera ho preparato degli gnocchi vegani. Ne ho fatti parecchi e voi sarete stanchi: venite a cena da noi?
Io, basita, guardo coniuge e figlia entrare nell’appartamento dei vicini, parlottando e ridendo. Così, come se niente fosse. Arrivati da poche ore e già invitati a cena. Poi però mi sono ricordata che sono romana. E allora sì, può essere normale.
Bologna, mercoledì 17 novembre 2021, ore 7.45
Sopra il tappetino del pianerottolo trovo una busta. Nell’intestazione c’è scritto “Ciao, splendidi vicini”. E un cuoricino. Questo basta a farmi commuovere. I ragazzi sono andati via nella notte, il loro contratto non è stato rinnovato. Capita. È normale. Bruno, Marco, Ilaria, Luca, Sabrina e tutti gli altri che si sono alternati in questi anni ora sono ovunque: Francia, Appennino, Toscana, Umbria e anche Bologna.
Per loro saremo sempre quelli che “hanno tutte le brugole”. Anche noi vi auguriamo "tutto il buono possibile”.
E sì, “ci ribeccheremo”.

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