Orizzonti possibili, Woodstock 1969 e la nonnina

@ruphus

Ultimamente mi piace fantasticare su come sarà la mia vecchiaia. E non è che devo andare così lontano con il pensiero, non mi manca poi tanto. Penso a cosa farò e a dove sarò; a cosa farà mia figlia e a cosa faranno i miei nipoti (parlo come zia, ovviamente).
Dove vivremo tutti? Questo lo vorrei sapere in anticipo perché immagino sempre più un mondo stile Waterworld, dove l'allenamento fisico avrà la sua importanza. 
Dunque, oltre le solite cosucce, tutte le mattine cammino. Poca roba ma a passo veloce. Velocissimo. Non corro più come un tempo ma l'attività fisica mi serve, mi aiuta a pensare. E poi ho un appuntamento fisso, quello con la nonnina della palazzina gialla.
Il balcone della sua camera da letto si affaccia sulla ciclabile del mio percorso mattutino e 
tutti i giorni, verso le 8.30, la tapparella si alza, piano piano.
La nonnina compare con la sua bella vestaglietta bianca immacolata e apre lentamente la finestra per areare la stanza, lasciando intravedere un letto matrimoniale - anch'esso bianco immacolato - ed un crocifisso appeso sulla parete, proprio sopra la testata del letto. 
A volte, la vestaglietta, è azzurra maculata. 
Nelle giornate di sole fa anche un piccolo passetto nel balcone, come per presentarsi al mattino. 
Accade tutti i giorni, sempre alla stessa ora. E quando non succede, quando quella tapparella non sale su, mi preoccupo. La fisso da lontano e man mano che mi avvicino parte il mantra: "Alzati, alzati, alzati". Sembro Troisi con il vaso in Ricomincio da tre
Poi passo oltre e vado via. 
L'altra mattina, però, ho aspettato sotto il balcone. Quando la tapparella si è alzata ed è apparsa la nonnina, io - come un'idiota e vestita da runner - le ho fatto Ciao Ciao con la mano. Non credo mi abbia visto (anzi, lo spero).
Tutto questo per dire che chissà se il mio sogno di svernare a Nizza o a Lisbona si realizzerà o se, cosa più probabile, l'acqua che lambirà i miei piedi sarà quella della Sardegna o di Livorno.
Chissà se pure io, di prima mattina, mi ritroverò davanti una matta che mi fisserà e mi farà Ciao Ciao. O se avrò dei rituali improrogabili. O, meglio, una vestaglietta maculata (che, tra l'altro, è pure nelle mie corde).
Di una cosa però sono certa: vivrò in città. La campagna non fa proprio per me e detesto i luoghi isolati. Voglio caos, musica, suoni, odori, bar, bocciofile, chiacchiere, urla e, forse, pure qualche clacson. 
Sogno di alzare quella tapparella e trovarmi di fronte una folla tipo Woodstock 1969
Anzi, stiamo al passo: Coachella.

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